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      Importunavano, il marchese di Pescara e gli altri capitani, Prospero che, poi che gli inimici aveano voltate le spalle, desse il segno di seguitargli; ma egli, credendo quel che era, che si ritirassino ordinatamente e non fuggendo, e certificatone tanto piú per la relazione di alcuni che per comandamento suo salirno in su certi alberi alti, rispose sempre non volere rimettere alla potestà della fortuna la vittoria già certamente acquistata né cancellare con la temerità sua la memoria della temerità d'altri. - Il dí di domani - disse - chiaramente vi mostrerà quel che si sia fatto questo giorno, perché gli inimici, sentendo piú le ferite raffreddate, perduti d'animo passeranno i monti: cosí senza pericolo conseguiteremo quel che oggi tenteremmo ottenere con pericolo. - Morirno de' svizzeri intorno al fosso circa tremila, di quegli che per essere piú valorosi e feroci si messono piú prontamente al pericolo, e ventidue capitani; degli inimici morirno pochissimi, né persona alcuna di qualità eccetto Giovanni di Cardona conte di Culisano, percosso di uno scoppietto nell'elmetto. Il dí seguente Lautrech, perduta interamente la speranza della vittoria, si levò da Moncia per passare il fiume dell'Adda appresso a Trezzo: donde i svizzeri, preso il cammino per il territorio di Bergamo, ritornorno alle loro montagne; diminuiti di numero ma molto piú di audacia, perché è certo che il danno ricevuto alla Bicocca gli afflisse di maniera che per piú anni poi non dimostrorno il solito vigore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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