Le quali cose, mentre che Renzo si prepara per muoversi, pervenute a notizia del cardinale de' Medici, lo costrinsono, per timore che medesimamente il duca di Urbino non si movesse, a convenire che, senza pregiudicio delle ragioni che i fiorentini e il duca pretendevano nelle terre del Montefeltro, il duca fusse capitano generale di quella republica per uno anno fermo, e un altro di beneplacito, cominciando la sua condotta al principio del prossimo settembre. Condusse per la medesima cagione Orazio Baglione agli stipendi de' fiorentini, ma con condizione che la condotta sua non cominciasse prima che del mese di giugno, perché insino a quel tempo era obligato a' viniziani. La quale convenzione benché si facesse eziandio in nome di Malatesta suo fratello nondimeno non si ratificava da lui, perché avendo ricevuti prima danari per congiugnersi, con dumila fanti e cento cavalli leggieri, con Renzo da Ceri, né voleva mancare apertamente all'onore proprio né da altra parte provocarsi con cagioni nuove l'inimicizia del cardinale e de' fiorentini: però, fingendo di essere infermato, mandò a Renzo, che era venuto a Castel della Pieve, duemila fanti cento cavalli leggieri e quattro falconetti, scusandosi che per la infermità non poteva andare personalmente; e al cardinale dava speranza di non prendere piú dagli inimici nuovi danari, di ratificare, finito il tempo per il quale era pagato, la condotta fatta, e in quel mezzo procedere con maggiore moderazione potesse in quelle cose le quali non poteva, per i danari ricevuti, ricusare di fare.
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