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      Mandò anche il re di Inghilterra uno araldo a protestare la guerra al re di Francia in caso non facesse tregua generale per tre anni con Cesare per tutte le parti del mondo nella quale fussino inclusi la Chiesa il ducato di Milano e i fiorentini; lamentandosi ancora che avesse cessato di pagargli i cinquantamila ducati i quali era obligato a pagargli ciascuno anno. Negò il re di volere fare la tregua, e apertamente rispose non essere conveniente pagare danari a chi aiutava con danari gli inimici suoi; donde augumentandosi tra loro gli sdegni si licenziorono gli imbasciadori da ciascuna delle parti.
      Partí questo anno d'Italia don Giovanni Manuel, stato oratore cesareo a Roma con grandissima autorità. Il quale, alla partita, fece una cedola di sua mano a' fiorentini, nella quale cedola narrato che Cesare, per una cedola scritta di settembre l'anno mille cinquecento venti, promesse al pontefice Leone di riconfermare e di nuovo concedere a' fiorentini i privilegi dello stato, della autorità e delle terre possedevano, tra sei mesi dopo la prima dieta fatta dopo la incoronazione che si celebra in Aquisgrana, perché prima gli aveva promessi tra quattro mesi dalla sua elezione; e dicendo non potere espedirgli allora per giuste cause: le quali cose narrate, don Giovanni promesse in nome di Cesare. La quale cedola Cesare ratificò di marzo l'anno mille cinquecento ventitré, e ne fece l'espedizione per bolla in forma amplissima.
      Passò Cesare, come è detto di sopra, questo anno in Spagna, dove arrivato, procedé severamente contro a molti che erano stati autori della sedizione, gli altri tutti assolvé e libero da tutte le pene: e per congiugnere con la giustizia e con la clemenza gli esempli della remunerazione, considerato che Ferdinando duca di Calavria, recusando di essere capitano della moltitudine concitata, non si era voluto partire della rocca di Sciativa, lo chiamò con grande onore alla corte, dandogli non molto poi per moglie Germana stata moglie del re cattolico, ricca ma sterile, acciò che in lui, ultima pregenie de' discendenti di Alfonso vecchio re di Aragona, si estinguesse quella famiglia; perché due suoi fratelli di età minore erano prima morti, l'uno in Francia l'altro in Italia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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