Ma quello che fece infelice questo medesimo anno, con infamia grandissima de' príncipi cristiani, fu che, nella fine di esso, Solimanno ottomanno prese l'isola di Rodi, costituita sotto il dominio de' cavalieri di Rodi, prima chiamati cavalieri Ierosolimitani; i quali, risedendo in quel luogo poiché erano stati cacciati di Ierusalem, benché in mezzo tra il turco e il soldano príncipi di tanta potenza, l'avevano con grandissima gloria del suo ordine lunghissimo tempo conservata, e stati come uno propugnacolo, in quegli mari, della cristiana religione: benché avessino qualche nota che, trascorrendo tutto il dí a predare i legni degli infedeli, fussino qualche volta licenziosi eziandio contro a' legni de' cristiani. Stette intorno a questa isola molti mesi grandissimo esercito e il turco in persona, non perdendo mai uno minimo punto di tempo di tormentargli, ora col dare battaglie atrocissime ora col fare mine e trincee ora col fare cavalieri grandissimi di terra e di legname che soprafacessino le mura della terra: per le quali opere, tirate innanzi con grandissima uccisione de' suoi, era anche diminuito notabilmente il numero di quegli di dentro; tanto che stracchi dalle continue fatiche e mancando loro la polvere per l'artiglierie, non potendo piú resistere a tante molestie, gittato in terra dall'artiglierie grande parte delle mura e le mine passate in molti luoghi della terra, nella quale loro, per essere espugnati i primi luoghi, si andavano continuamente ristrignendo, finalmente, ridotti all'ultime necessità, capitolorono col turco che il gran maestro gli lasciasse la terra, che egli con tutti i cavalieri e rodiani potessino uscirne salvi con facoltà di portare seco quanta piú roba potevano e, per avere qualche sicurtà, che il turco facesse partire l'armata di quegli mari e discostasse da Rodi cinque miglia lo esercito di terra.
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