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      Noi trattiamo se si debba fare nuova confederazione con Cesare, contraria alla fede data da noi agli oblighi della confederazione che abbiamo col re di Francia; cosa che, a giudicio mio, non vuole dire altro che stabilire in modo la potenza di Cesare, già terribile a ciascuno, che non ci essendo mai piú rimedio di moderarla o di abbassarla cresca continuamente in nostro manifestissimo pregiudicio. Non abbiamo cagione alcuna che possa giustificare questa deliberazione, perché il re ha sempre osservato la nostra confederazione; e se gli effetti non sono stati cosí pronti a rinnovare la guerra in Italia si conosce chiaramente che, poiché a questo lo stimolavano i propri interessi, non è proceduto da altro che dagli impedimenti che ha avuti e ha nel regno di Francia; i quali hanno potuto prolungare i disegni suoi ma non potranno già annichilargli, perché la volontà è sí ardente alla recuperazione dello stato di Milano, la potenza è sí grande che sostenuti che arà questi primi impeti degli inimici, i quali sosterrà facilmente, niuna cosa lo ritarderà che di nuovo non mandi forze grandissime di qua da' monti. Vedemmo dell'una cosa e dell'altra piú volte lo esempio del re Luigi; il quale, essendo assaltata la Francia con armi molto piú potenti che non sono queste che al presente la molestano, congiuratogli contro quasi tutto il mondo, con la grandezza delle sue forze, con la fortezza de' luoghi che sono in su i confini, con la fede de' popoli, facilmente si difese; e quando era nell'opinione di tutti gli uomini che per la stracchezza della guerra gli fusse necessario il riposo di qualche tempo, mosse subito in Italia potenti eserciti.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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