Congregava l'esercito in sul fiume, tra Biagrassa, Bufaloro e Turbico, sito comodo a quello effetto e opportuno ancora a Pavia e a Milano. Ma i franzesi che erano venuti a Vigevano, avendo trovato l'acque del fiume piú basse che non era stata l'opinione di Prospero, cominciorono a passare, parte a guazzo parte per barche, quattro miglia lontano dal campo imperiale; gittato anche uno ponte per l'artiglierie, in luogo dove non trovorono né guardia né ostacolo alcuno. Però Prospero, mutati per questo inopinato accidente necessariamente tutti i consigli della guerra, mandò subito Antonio da Leva con cento uomini d'arme e tremila fanti alla guardia di Pavia; egli col resto dello esercito si ritirò in Milano, dove fatto consiglio co' capitani, tutti vennono concordemente in questa sentenza: non essere possibile, se i franzesi si accostavano senza indugio, difendere Milano, perché i bastioni e ripari de' borghi, strascurati dopo l'ultima guerra, erano la maggiore parte caduti per terra, e la troppa confidenza che aveva avuto Prospero di difendere il passo del Tesino era stata cagione che non si fusse data opera a rassettargli; né era possibile condurgli, se non in ispazio di tre dí, in grado da potergli difendere; doversi fare deliberazione aspettante all'uno caso e all'altro; fare lavorare con somma sollecitudine a' ripari, e nondimeno stare preparati a partirsi (se i franzesi venissino il primo il secondo o il terzo dí) per ritirarsi in Como, se i franzesi venivano per la via di Pavia; se per il cammino di Como, andare a Pavia.
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