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      Ma mentre che Morgante va a dare questo ordine l'altro corse subitamente a rivelare la cosa a Giovanni de' Medici; dal quale, andato al bastione, presi i consci ed esaminati, furono secondo il costume della giustizia militare passati per le picche. Ma già pareva che da ogni parte cominciassino a declinare le cose de' franzesi: perché, per la fertilità del paese circostante a Milano e per avere con mulini domestici sollevata la difficoltà del macinato, diminuiva del continuo la speranza che in quella città avessino a mancare le vettovaglie; e per gli spessi danni ricevuti intorno a Milano si credeva che avessino perduti tra utili e inutili mille cinquecento cavalli, onde spaventati non uscivano degli alloggiamenti, se non per la necessità di fare la scorta alle vettovaglie e a' saccomanni, e sempre molto grossi. La infamia della quale viltà l'ammiraglio convertendo in gloria sua, usava dire che non governava la guerra secondo l'impeto degli altri capitani franzesi ma con la moderazione e maturità italiana: e nondimeno, qualunque volta o cavalli o fanti di loro si riscontravano con gli inimici, dimostravano prontezza molto maggiore a fuggire che a resistere.
      Assicurati adunque i capitani di Cesare dal timore dell'armi e della fame, anzi sperando di mettere in difficoltà delle vettovaglie gli inimici, niuna cosa piú gli tormentava che il mancamento de' danari; senza i quali era malagevole nutrire i soldati in Milano ma quasi impossibile menargli, quando cosí ricercassino l'occorrenze della guerra, fuora.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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