Ma sopravenendo il re Carlo in Italia, il terrore di nuove nazioni, la ferocia de' fanti ordinati a guerreggiare in altro modo, ma sopra tutto il furore delle artiglierie, empié di tanto spavento tutta Italia che a chi non era potente a resistere alla campagna niuna speranza di difendersi rimaneva; perché gli uomini, imperiti a difendere le terre, subito che s'approssimavano gli inimici s'arrendevano, e se alcuna pure si metteva a resistere era in brevissimi dí spugnata. Cosí il reame di Napoli e il ducato di Milano furno quasi in un dí medesimo vinti e assaltati; cosí i viniziani, vinti in una battaglia sola, abbandonorno subitamente tutto lo imperio che aveano in terra ferma; cosí i franzesi, non veduti non che altro gli inimici, lasciorno il ducato di Milano. Cominciorno poi gli ingegni degli uomini, spaventati dalla ferocia delle offese, ad aguzzarsi a' modi delle difese, rendendo le terre munite con argini con fossi con fianchi con ripari con bastioni; onde, aiutando anche molto questo effetto la moltitudine delle artiglierie, nocive piú nelle difensioni che nelle oppugnazioni, sono ridotte a grandissima sicurtà, le terre che sono difese, di non potere essere spugnate. A queste invenzioni dette, a tempo de' padri nostri, forse in Italia principio la recuperazione di Otranto; dove Alfonso duca di Calavria entrato trovò, fatti da' turchi, molti ripari incogniti agli italiani; ma rimasono piú nella memoria degli uomini che nell'esempio. Prospero con queste arti difese due volte piú chiaramente il ducato di Milano, esso medesimo, o solo o primo di alcuno altro, e offendendo e difendendo, coll'impedire agli inimici le vettovaglie, con l'allungare la guerra, tanto che 'l tedio la lunghezza la povertà i disordini gli consumavano; e vinse e difese senza tentare giornate, senza combattere, non traendo non che altro fuori la spada, non rompendo una sola lancia: onde aperta la via da lui a quegli ch
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