Porse similmente a questa difficoltà la mano il pontefice; il quale, avendo sospettissima per la memoria delle cose passate la vittoria del re di Francia (benché con sommo artificio agli uomini che il re gli avea mandati dimostrasse il contrario), numerò occultissimamente all'oratore di Cesare ventimila ducati, e volle che i fiorentini, a' quali il viceré dimandava, per virtú della confederazione fatta vivente Adriano, nuova contribuzione, pagassino come per ultimo residuo trentamila ducati.
Né aveva perciò il pontefice nell'animo di dimostrarsi per l'avvenire piú favorevole all'una parte che all'altra; anzi, con tutto che Cesare e il re, mandatogli, subito che e' fu assunto al pontificato, l'uno Beuren l'altro San Marsau, si sforzassino congiugnerlo a sé, deliberava, rimossi che fussino i pericoli presenti, usando quella moderazione che nelle discordie de' cristiani conviene a' pontefici, attendere come non inclinato piú all'uno che all'altro a procurare la pace: la quale deliberazione, grata al re, che aveva temuto che pontefice non avesse contro a lui la medesima disposizione che aveva avuto cardinale, dispiaceva per il contrario a Cesare, parendogli che, per la passata congiunzione, per l'averlo favorito dopo la morte di Lione e nella assunzione al pontificato, fusse conveniente che non si separasse da lui. Però gli fu molestissimo quel che gli fu significato per parte del pontefice, che, benché non spogliasse l'animo della benivolenza portatagli insino a quel dí, nondimeno, che avendo deposta la persona privata e diventato padre comune, era necessitato in futuro a non fare offici se non comuni.
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