Incontro a questi mandò il duca di Milano Giovanni de' Medici con cinquanta uomini d'arme trecento cavalli leggieri e tremila fanti; il quale, unitosi con trecento uomini d'arme trecento cavalli leggieri e quattromila fanti de' viniziani, si accostò agli inimici venuti alla villa di Cravina, tra i fiumi dell'Adda e del Brembo, e lontana otto miglia da Bergamo; e corse con una parte delle genti insino a' loro alloggiamenti: i quali, il terzo dí dappoi, querelandosi non avere trovato a Cravina né danari né cavalli né altri fanti, come dicevano essere stato promesso da Renzo, ritornorno al paese loro. Risoluto il movimento de' grigioni, Giovanni de' Medici spugnò Caravaggio, e di poi passato Adda messe con l'artiglierie in fondo il ponte che i franzesi aveano a Bufaloro in sul Tesino. Rimaneva ancora in potestà de' franzesi, tra Milano e il Tesino, la terra di Biagrassa, ove erano molte vettovaglie e a guardia mille fanti sotto Ieronimo Caracciolo napoletano. Alla spugnazione della quale, perché posta in sul canale grande impediva le vettovaglie che molte [si] sogliono per quello canale condurre a Milano, si mosse Francesco Sforza, chiamato a sé Giovanni de' Medici; e seguitandolo oltre a' soldati tutta la gioventú del popolo milanese. Dettono l'assalto alla terra, avendola prima battuta con l'artiglierie da' primi raggi del sole insino a mezzo il giorno, e l'espugnarono il dí medesimo; con singolare laude di Giovanni de' Medici, nel quale apparí quel dí non solamente la ferocia, colla quale avanzava tutti gli altri, ma prudenza e maturità degna di sommo capitano.
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