Finalmente l'ammiraglio, intendendo i svizzeri passata Ivrea essersi fermati in sul fiume della Sesia, il quale per la copia che in quelli dí vi era d'acque non aveano potuto passare, desideroso di unirsi con loro, piú (come si credeva) per partirsi sicuro che per combattere, andò da Novara ad alloggiare a Romagnana in sul fiume medesimo; ove, patendo di vettovaglie e diminuendo continuamente il numero delle sue genti, fece gittare il ponte tra Romagnana e Gattinara: e da altra parte gli inimici, venuti da Biandrà a Briona, andorno ad alloggiare appresso a Romagnana a due miglia. In queste angustie passorno i franzesi il fiume il dí seguente: la mossa de' quali se fusse stata sollecitamente vegghiata dagli inimici, si crede che quel dí n'arebbono riportata pienissima vittoria. Ma erano diverse le sentenze de' capitani, alcuni desiderando che si combattesse, alcuni che senza molestargli si lasciassino partire. Né pareva che nell'esercito fusse la providenza e il governo conveniente. Solo il marchese di Pescara, procedendo in tutte l'azioni col solito valore, pareva degno che a lui si riferisse la somma delle cose; gli altri, invidiosi della virtú e gloria sua, cercavano di oscurarla piú presto col detrarre e contradire che con la concorrenza delle opere.
Tardi pervenne allo esercito imperiale la notizia della partita de' franzesi: la quale come fu intesa, molti cavalli leggieri e molti fanti, senza ordine senza insegne, guadato il fiume gli seguitorno; i quali pervenuti all'ultimo squadrone cominciorno a scaramucciare, e benché i franzesi, combattendo e camminando, gli sostenessino per lungo spazio di tempo, lasciorno finalmente sette pezzi di artiglieria e copia di munizioni e di vettovaglie, oltre a molte insegne di cavalli e di fanti, morti eziandio di essi non pochi nel combattere.
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