Né dalla parte di Spagna corrispondeva la potenza alla volontà: perché, avendo le corti di Castiglia (cosí chiamano la congregazione de' deputati in nome di tutto il regno) negato a Cesare di sovvenirlo di quattrocentomila ducati, come sogliono fare ne' casi gravi del re, non avea potuto mandare danari all'esercito che era in Provenza, né fare da' confini suoi contro al re di Francia se non deboli movimenti e di pochissima riputazione. Onde i capitani cesarei, disperati di ottenere Marsiglia e temendo, come il re si accostava, non incorrere in gravissimo pericolo, levorno il campo da Marsilia, il medesimo dí nel quale il re, raccolti seimila svizzeri (la venuta de' quali aspettando avea tardato), si mosse d'Avignone con tutto l'esercito. Levato il campo da Marsilia, i capitani di Cesare voltorono subito la fronte a Italia, procedendo con grandissima celerità, perché conoscevano in quanto pericolo si ridurrebbono se nel paese inimico si fusse accostato loro o tutto o parte dell'esercito del re di Francia; e da altra parte il re, giudicando d'avere occasione molto opportuna di ricuperare il ducato di Milano per l'esercito potente che avea, perché sapeva essere deboli le cose degli inimici, e perché sperava andando per il cammino diritto dovere essere in Italia innanzi all'esercito che si partiva da Marsilia, deliberò seguitare quel beneficio che la fortuna gli porgeva; la qual cosa manifestò agli uomini suoi con queste parole: - Io ho stabilito di volere, senza indugio, passare in Italia personalmente; qualunque mi conforterà al contrario non solo non sarà udito da me ma mi farà cosa molto molesta.
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