Movevagli oltre a questo l'autorità del pontefice, i cui consigli ed esempio in questo tempo non mediocremente risguardavano.
Ma il re di Francia, accostatosi a Pavia dalla parte di sopra, tra il fiume del Tesino e la strada per la quale si va a Milano, fermata la vanguardia nel borgo di Santo Antonio di là dal Tesino, in sulla strada che conduce a Genova, egli alloggiato alla abbazia di San Lanfranco lontana un miglio dalle mura, batté con l'artiglierie da due parti due dí le mura, e dipoi con l'esercito ordinato cominciò a dare la battaglia; ma apparendo la terra dentro essere bene riparata e dimostrandosi gli inimici molto valorosi a difendersi, e per contrario vedendosi ne' suoi manifesti segni di temenza e già essendone stati ammazzati molti, dette il segno di ritirarsi; e comprendendo quanto fusse difficile l'espugnare una città, difesa da tanti uomini di guerra, coll'impeto delle battaglie, si voltò a opere di trincee e di cavalieri con grandissimo numero di guastatori, intento a tagliare i fianchi perché i soldati piú sicuramente vi si accostassino. A questa opera che si dimostrava lunga e difficile aggiunse il fare le mine, per pigliarla, se altrimenti non gli riuscisse, a palmo a palmo; e ultimatamente, facendolo molto diffidare la virtú e il numero de' difensori, avuto il consiglio di molti ingegnieri e periti del corso del fiume, il quale due miglia sopra a Pavia si divide in due corni, e poi un miglio di sotto, innanzi che entri nel Po, si ricongiugne, deliberò di divertire il ramo che passa allato a Pavia nel ramo minore detto il Gravalone, sperando dovergli poi essere facile spugnarla da quella parte donde il muro, per la sicurtà che dava la profondità dell'acque, niuno riparo aveva.
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