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      Avere dipoi negato, con molte ragioni e con grandissima efficacia, di consentire il passo per lo stato della Chiesa alle genti che andavano contro al regno di Napoli; ma il re non solo essere stato sordo alle parole sue ma, non aspettata la sua risposta, averle già fatte passare nel piacentino. Perciò avere ultimamente mandato Paolo Vettori a confortare il viceré alla sospensione dell'armi, proponendogli le condizioni conformi al tempo; e a certificarlo della necessità che avea di assicurarsi dal pericolo imminente, vedendo massime stare sospesi i viniziani, e il re di Inghilterra alieno dal concorrere alla difesa del ducato di Milano se, nel tempo medesimo, per Cesare e per lui non si muoveva la guerra di là da' monti: ma vedendo il viceré ricusare tutti i modi proposti e le genti del re procedere sempre innanzi, era stato costretto pigliare la fede e sicurtà da lui, non si obligando ad altro che a non l'offendere. Lamentavasi Cesare, la condizione proposta al viceré essere stata molto dura: aversi a dipositare dalla sua parte quello si teneva, senza fare menzione che dal re di Francia si facesse il medesimo. E finalmente, ancora che il marchese di Pescara, confortandolo alla concordia, gli avesse significato essere nel campo molti disordini e le cose in gravissimo pericolo, nondimeno non piegava l'animo alla pace, sperando per il valore de' suoi soldati la vittoria se gli eserciti si conducessino l'un contr'all'altro a combattere.
     
      Lib.15, cap.13
     
      Invio di munizioni del duca di Ferrara al re di Francia; il duca di Albania, capo della spedizione contro il reame di Napoli, presso Lucca.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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