Duemila valligiani, che alloggiavano a San Salvadore tra San Lanfranco e Pavia, assaltati all'improviso da quegli di dentro, erano stati dissipati.
In questo stato delle cose i capitani imperiali, passato che ebbero il Lambro, si accostorno al castello di Santangelo; il quale, situato tra Lodi e Pavia, arebbe dato, se non fusse stato in potestà loro, impedimento grandissimo al condurre delle vettovaglie da Lodi allo esercito. Guardavalo Pirro fratello di Federico da Bozzole con [du]cento cavalli e [otto]cento fanti; e il re, pochi dí prima, per non mettere i suoi temerariamente in pericolo, aveva mandato a considerare il luogo il medesimo Federico e Iacopo Cabaneo, i quali riferirono quel presidio essere bastante a difenderlo. Ma l'esperienza dimostrò la fallacia de' discorsi loro: perché essendovisi accostato Ferdinando Davalo co' fanti spagnuoli e avendo con l'artiglierie levate alcune difese, quegli di dentro impauriti si ritirorno il dí medesimo nella rocca, e poche ore dappoi pattuirono che, rimanendo prigioni Pirro, Emilio Cavriana e tre figliuoli di Febus da Gonzaga, gli altri tutti, lasciate l'armi e i cavalli e promesso non militare per un mese contro a Cesare, si partissero.
Chiamò ancora il re dumila fanti italiani di quegli di Marsilia, che erano a Savona; i quali (secondo scrive il Capella) essendo arrivati nello alessandrino presso al fiume di Urbe, Gaspar Maino, che con mille settecento fanti era a guardia di Alessandria, uscito fuora con poca gente, gli assaltò; e avendogli trovati stracchi per il cammino e senza guardie, perché non avevano sospetto di essere assaltati, gli ruppe con poca fatica; e fuggendo nel Castellaccio, entrò dentro alla mescolata con loro: i quali si arrenderono con diciassette insegne.
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