I quali, pochi dí poi, revocati da' loro superiori si partirno dall'esercito.
In questo stato delle cose era incredibile la vigilanza la industria e le fatiche del corpo e dell'animo del marchese di Pescara, il quale dí e notte non cessava, con scaramuccie col dare all'arme con fare nuovi lavori, di infestare gli inimici; spingendosi sempre innanzi, con cavamenti con fossi e con bastioni. Lavoravano uno cavaliere sopra il canale, e danneggiandogli molto i franzesi con due pezzi piantati a San Lazzero, voltatavi l'artiglieria lo rovinorno, e gli costrinsono ad abbandonarlo. Però pativano i franzesi molto da uno cavaliere fatto nel campo, e il simigliante da un altro che era fatto a Pavia. Ed eransi fortificati in modo con bastioni e con ripari, e fatti tali cavalieri, che offendevano assai il campo franzese ed erano poco offesi: però i franzesi mutavano artiglierie, per battergli per fianco, facendo continuamente ogni opera gli spagnuoli per andare innanzi a palmo a palmo. Erano anche, in tanta vicinità, frequenti le scaramuccie, nelle quali quasi sempre i franzesi restavano inferiori; non si intermettendo in parte alcuna le fazioni per la pratica della tregua, la quale continuamente si trattava per i nunzi del pontefice che erano nell'uno esercito e nell'altro; né mancando anche, assiduamente, molti de' piú intimi del re, e il pontefice molte volte, di confortarlo che per fuggire tanto pericolo si discostasse con l'esercito da Pavia, per essere necessario che, per la penuria che avevano gli inimici di danari, ottenesse in brevissimo tempo e senza sangue la vittoria.
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