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      Il Cappella: che in questa giornata morirno, tra di ferro e di essere affogati, fuggendo, nel Tesino, piú di ottomila nel campo franzese e circa venti de' primi signori di Francia, tra' quali l'ammiraglio, Iacopo Cabanneo, il marisciallo di Francia (credo sia la Palissa), la Tramoglia, il grande scudiere, Obigní, Boisí e lo Scudo; il quale, pervenuto ferito in potestà degli inimici, espirò presto. Furono fatti prigioni il re di Navarra, il bastardo di Savoia, Memoransí, San Polo, Brione, La Valle, Ciandé, Ambricort, Galeazzo Visconte, Federigo da Bozzole, Bernabò Visconte, Guidanes e infiniti gentiluomini, e quasi tutti i capitani che non furono ammazzati; fu preso anche Ieronimo Leandro vescovo di Brindisi, nunzio del pontefice, ma per comandamento del viceré fu liberato: de' quali prigioni San Polo e Federigo da Bozzole, condotti nel castello di Pavia, non molto dipoi, corrotti gli spagnuoli che gli guardavano, si liberorno con la fuga. Che degli imperiali morirno circa settecento, ma nessuno capitano eccetto Ferrando Castriota marchese di Santo Angelo; e che la preda fu sí grande che mai furno in Italia soldati piú ricchi. Il marchese di Pescara ebbe due ferite di picca e una di scoppio, e Antonio da Leva fu ferito leggiermente in una gamba. E de' franzesi annegorno molti nel Tesino; e Pavia si poteva poco piú tenere, mancandovi massime il vino. E i genovesi avevano poco innanzi fatto tregua co' franzesi per tempo di uno mese. E il Numaio: che nella giornata morirno in tutto seimila uomini.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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