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      Salvossi di tanto esercito il retroguardo guidato da Alanson, di [quattrocento] lancie; il quale, senza combattere o essere assaltato o seguitato, intero, ma lasciati i carriaggi, si ritirò con grandissima celerità nel Piamonte. Della quale vittoria subito che fu pervenuto il rumore a Milano, Teodoro da Triulzi restatovi in presidio con quattrocento lancie, se ne partí verso Musocco, seguitandolo tutti i soldati alla sfilata: in modo che, il dí medesimo che fu fatta la giornata, restò libero dai franzesi tutto il ducato di Milano. Fu il re condotto, il dí seguente dopo la vittoria, nella rocca di Pizzichitone; perché il duca di Milano per sicurtà propria malvolentieri consentiva che e' fusse condotto nel castello di Milano: dove, dalla libertà [in fuori], che era guardato con somma diligenza, era in tutte l'altre cose trattato e onorato come re.
      E fu di questo successo attribuita per tutto colpa grande o alla avarizia o alla pusillanimità del pontefice: il quale, se al desiderio che ebbe di sospendere l'armi tra gli eserciti, insino a tanto che tra i príncipi si fusse convenuto delle differenze principali, avesse accompagnato l'armarsi potentemente e spignere le genti a Parma e Piacenza, non solo arebbe conservato sé in maggiore riputazione, e con piú sicurtà per tutti i casi che potessino succedere, ma eziandio arebbe maneggiato con piú autorità la concordia: trattandola in modo che ciascuna delle parti avesse causa di dubitare che egli pigliasse l'arme in favore di coloro che fussino manco alieni dalla concordia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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