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Fu udito questo consiglio da Cesare con grande attenzione, e senza fare segno alcuno di dispiacergli o di approvarlo; ma, poi che stato alquanto tacito ebbe accennato che gli altri seguitassino di parlare, [Federico duca d'Alva, uomo] e appresso a Cesare di grande autorità, disse cosí:
- Io sarò scusato, invittissimo imperadore, se io confesserò che in me non sia giudizio diverso dal giudizio comune, né capacità di aggiugnere con lo intelletto a quello a che gl'intelletti degli altri uomini non arrivano; anzi sarò forse piú lodato se consiglierò che si proceda per quelle vie medesime che sono proceduti sempre i padri e gli avoli vostri, perché i consigli nuovi e inusitati possono al primo aspetto parere forse piú gloriosi e piú magnanimi ma riescono poi senza dubbio piú pericolosi e piú fallaci di quegli che in ogni tempo ha, appresso a tutti gli uomini, approvato la ragione e l'esperienza. La volontà di Dio principalmente, e dipoi la virtú de' vostri capitani e del vostro esercito, vi ha data la maggiore vittoria che avesse, già sono molte età, alcuno principe cristiano; ma tutto il frutto dello avere vinto consiste nello usare la vittoria bene, e il non fare questo è tanto maggiore infamia che il non vincere, quanto è piú colpa lo essere ingannato da quelle cose che sono in potestà di chi si inganna che da quelle che dependono dalla fortuna: dunque, tanto piú è da avvertire di non fare deliberazione che vi abbia alla fine a dare appresso agli altri vergogna, appresso a voi medesimo penitenza; e quanto piú grave è la importanza di quello che si tratta tanto si debbe procedere piú circospetto, e fare maturamente quelle deliberazioni che, errate una volta, non si possano piú ricorreggere: e ricordarsi che se il re si libera non si può piú ritenere, ma mentre che è in prigione è sempre in potestà vostra il liberarlo: né doverrebbe la tardità dargli ammirazione, perché, se io non mi inganno, è conscio a se medesimo quel che farebbe se Cesare fusse suo prigione.
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