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      La somma fu: offerirsi a pigliare per moglie la sorella di Cesare che era restata vedova del re di Portogallo, confessando di avere la Borgogna in nome di sua dote, nella quale succedessino i figliuoli che nascerebbono di questo matrimonio; restituire al duca di Borbone il ducato che gli era stato confiscato e aggiugnergli qualche altro stato, e in ricompenso della sorella di Cesare che gli era stata promessa dargli la sorella sua, restata nuovamente vedova per la morte di Alanson: sodisfare al re d'Inghilterra con danari, e a Cesare pagarne per la taglia sua grandissima quantità; cedergli le ragioni del regno di Napoli e del ducato di Milano; promettere di farlo accompagnare con armata di mare e con esercito per terra quando andasse a Roma a pigliare la corona dello imperio, che era come promettere di dargli in preda tutta Italia. Con la quale forma di capitoli Beuren ritornò a Cesare: e vi andò con lui monsignore di Memoransí, persona insino allora accettissima al re, e il quale fu dipoi promosso da lui prima all'uficio del gran maestro e poi alla degnità del gran conestabile di Francia.
     
      Lib.16, cap.6
     
      Dolore in Francia per la sconfitta e la prigionia del re; proposte della reggente a Cesare; proposte ai veneziani e al papa. Difficoltà di accordi fra Cesare e il re d'Inghilterra. Accordi fra il re d'Inghilterra e la reggente di Francia. Insolenza dei capitani cesarei in Italia.
     
      Ma venuta in Francia la nuova della rotta dello esercito e della cattura del re, sarebbe quasi impossibile immaginare quanta fusse la confusione e la disperazione di tutti; perché al dolore smisurato che dava il caso miserabile del suo re a quella nazione, affezionatissima naturalmente e devotissima al nome reale, si aggiugnevano infiniti dispiaceri privati e publici: privati, perché nella corte e nella nobiltà pochissimi erano quegli che non avessino perduto, nella giornata, figliuoli fratelli o altri congiunti o amici non volgari; publichi, per tanta diminuzione dell'autorità e dello splendore di sí glorioso regno (cosa tanto piú loro molesta quanto piú per natura si arrogano e presumono di se medesimi), e perché temevano che tanta calamità non fusse principio di rovina maggiore, trovandosi prigione il re, e con lui o presi o morti nella giornata i capi del governo e quasi tutti i capitani principali della guerra, disordinato il regno di danari e circondato da potentissimi inimici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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