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      Trattavasi in questo tempo continuamente l'accordo tra i viniziani e il viceré; il quale, oltre al riobligargli alla difesa in futuro del ducato di Milano, dimandava, per sodisfazione della inosservanza della confederazione passata, grossissima somma di danari. Molte erano le ragioni che inclinavano i viniziani a cedere alla necessità, molte che incontrario gli confortavano a stare sospesi; in modo che i consigli loro erano pieni di varietà e di irresoluzione: pure, alla fine, dopo molte dispute, attoniti come gli altri per tanta vittoria di Cesare e vedendosi restare soli da ogni banda, commessono all'oratore suo Pietro da Pesero, che era appresso al viceré, che riconfermasse la lega nel modo che era stata fatta prima ma pagando a Cesare, per sodisfazione del passato, ottantamila ducati. Ma instando determinatamente il viceré di non rinnovare la confederazione se non ne pagavano centomila, accadde, come interviene spesso nelle cose che si deliberano male volontieri, che in disputare questa piccola somma si interpose tanto tempo che a' viniziani pervenne la notizia che il re d'Inghilterra non era piú contro a' franzesi in quella caldezza di che da principio si era temuto; e già, per avere ricevuto i pagamenti, erano stati licenziati tanti fanti tedeschi dell'esercito imperiale che il senato viniziano, assicurato di non avere per allora a essere molestato, deliberò di stare ancora sospeso, e riservare in sé, piú che poteva, la facoltà di pigliare quelle deliberazioni che per il progresso delle cose universali potessino conoscere essere migliori.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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