Né so se e' fusse minore il dispiacere che ebbono, benché per diverse cagioni, il duca di Borbone e il marchese di Pescara, che il viceré senza saputa loro avesse condotto il re cristianissimo in Spagna: Borbone, perché trovandosi per l'amicizia fatta con l'imperadore scacciato di Francia aveva piú interesse che nissuno altro di intervenire a tutte le pratiche dello accordo, e però si dispose a passare ancora egli in Spagna (benché, essendo necessitato aspettare il ritorno delle galee che erano andate col viceré, tardò a partirsi piú che non arebbe desiderato); e il marchese era sdegnato per la poca estimazione che aveva fatta di lui il viceré, ma ancora male contento di Cesare, dal quale gli pareva che e' non fussino riconosciuti quanto si conveniva i meriti suoi e l'opere egregie fatte da lui in tutte le prossime guerre, e specialmente nella giornata di Pavia, della vittoria della quale aveva il marchese solo conseguito piú gloria che tutti gli altri capitani: e nondimeno era paruto che Cesare, con molte laudi e dimostrazioni, l'avesse riconosciuta assai dal viceré. Il che non potendo tollerare scrisse a Cesare lettere contumeliosissime contro al viceré lamentandosi di essere stato immeritamente tanto disprezzato da lui che non l'avesse giudicato degno di essere almeno conscio di una tale deliberazione; e che se nella guerra e ne' pericoli avesse riferito al consiglio e arbitrio proprio la deliberazione delle cose non solo non sarebbe stato preso il re di Francia ma, subito che fu perduto Milano, lo esercito cesareo, abbandonata la difesa di Lombardia, si sarebbe ritirato a Napoli.
| |
Borbone Pescara Spagna Borbone Francia Spagna Cesare Pavia Cesare Cesare Francia Milano Lombardia Napoli
|