Non è dubbio che tali consigli sarebbono facilmente succeduti se il marchese di Pescara fusse, in questa congiurazione contro a Cesare, proceduto sinceramente; il quale se da principio ci prestasse orecchi, con simulazione o no, sono state varie le opinioni insino tra gli spagnuoli, e nella corte medesima di Cesare; e i piú, calcolando i tempi e gli andamenti delle cose, hanno creduto che egli da principio concorresse veramente con gli altri ma che poi, considerando molte difficoltà che potevano sorgere in progresso di tempo, e spaventandolo massime il trattare continuamente i franzesi con Cesare, e dipoi la deliberazione della andata della duchessa di Alanson a Cesare, facesse nuove deliberazioni. Anzi, affermano alcuni avere tardato tanto a dare avviso a Cesare del trattarsi in Italia cose nuove che, avendone già ricevuto avviso da Antonio de Leva e da Marino abate di Nagera commissario nello esercito cesareo, non si stava nella corte senza ammirazione del silenzio del marchese. Ma quel che fusse allora, certo è che, non molto poi, mandato Giovambatista Castaldo suo uomo a Cesare, gli manifestò tutto quello che si trattava, e con consentimento suo continuò la medesima pratica: anzi, per avere notizia de' pensieri di ciascuno e a tutti levare la facoltà di potere mai negare di avervi acconsentito, ne parlò da se medesimo col duca di Milano, e operò che il Morone procurasse tanto che il pontefice, il quale poco innanzi gli aveva dato in governo perpetuo la città di Benevento, e con chi egli intratteneva grandissima amicizia e servitú, mandò Domenico Sauli con uno breve di credenza a parlargli del medesimo.
| |
Pescara Cesare Cesare Cesare Alanson Cesare Cesare Italia Antonio Leva Marino Nagera Giovambatista Castaldo Cesare Milano Morone Benevento Domenico Sauli
|