in quella sedia. Ma si conobbe presto quanto erano stati vani i giudizi fatti di Lione e di lui. Perché in Lione fu di grande lunga piú sufficienza che bontà, ma Giulio ebbe molte condizioni diverse da quello che prima era stato creduto di lui: con ciò sia che e' non vi fusse né quella cupidità di cose nuove né quella grandezza e inclinazione di animo a fini generosi e magnanimi che prima era stata l'opinione, e fusse stato piú presto appresso a Lione esecutore e ministro de' suoi disegni che indirizzatore e introduttore de' suoi consigli e delle sue volontà. E ancora che avesse lo intelletto capacissimo e notizia maravigliosa di tutte le cose del mondo, nondimeno non corrispondeva nella risoluzione ed esecuzione; perché, impedito non solamente dalla timidità dell'animo, che in lui non era piccola, e dalla cupidità di non spendere ma eziandio da una certa irresoluzione e perplessità che gli era naturale, stesse quasi sempre sospeso e ambiguo quando era condotto alla determinazione di quelle cose le quali aveva da lontano molte volte previste, considerate e quasi risolute. Donde, e nel deliberarsi e nello eseguire quel che pure avesse deliberato, ogni piccolo rispetto che di nuovo se gli scoprisse, ogni leggiero impedimento che se gli attraversasse, pareva bastante a farlo ritornare in quella confusione nella quale era stato innanzi deliberasse; parendogli sempre, poi che aveva deliberato, che il consiglio stato rifiutato da lui fusse il migliore: perché, rappresentandosegli allora innanzi solamente quelle ragioni che erano state neglette da lui, non rivocava nel suo discorso le ragioni che l'avevano mosso a eleggere, per la contenzione e comparazione delle quali si sarebbe indebolito il peso delle ragioni contrarie; né avendo, per la memoria di avere temuto molte volte vanamente, presa esperienza di non si lasciare soprafare al timore.
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Lione Lione Giulio Lione
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