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      Nella quale natura implicata e modo confuso di procedere, lasciandosi spesso trasportare da' ministri, pareva piú presto menato da loro che consigliato.
      Di questi furono appresso a lui in somma potenza Niccolò Scombergh germano e Giammatteo Giberto da Genova: quello reverito e quasi temuto dal pontefice, questo gratissimo e molto amato da lui. Quello, seguitando l'autorità di Ieronimo Savonarola, dedicatosi, mentre studiava nelle leggi, nell'ordine de' frati predicatori, ma dipoi partitosi dalla religione benché ritenendo l'abito e il nome, [aveva] seguitate le faccende secolari; questo, nella età puerile dedicatosi alla religione ma dipoi partitosene per la autorità paterna, benché non fusse di legittimi natali, aveva abdicato in tutto, e con l'abito e col nome, quella professione. Questi, concordi nel suo cardinalato e poi nel principio del pontificato, guidorono ad arbitrio loro il pontefice; ma cominciando poi a discordare, o per ambizione o per la diversità delle nature, lo distrassono e lo confusono. Perché fra' Niccolò, affezionatissimo, per il vincolo della nazione o per qualunque altro rispetto, al nome di Cesare, e per natura fisso nelle opinioni proprie, le quali spesso discordavano dalle opinioni degli altri uomini, favoriva tanto immoderatamente le cose di Cesare che spesso venne in sospetto al pontefice come piú amatore degli interessi di altri che de' suoi; l'altro, non conoscendo in verità né altro amore né altro padrone, ma per natura ardente nelle cose sue, se in qualche cosa errava, procedeva piú presto da volontà che da giudicio; e se bene nel tempo di Lione fusse stato inimico acerrimo de' franzesi e fautore delle cose di Cesare, morto Leone, era diventato tutto l'opposito: donde, essendo questi due ministri potentissimi tra loro in manifesta dissensione né procedendo con maturità o con rispetto dell'onore del pontefice, e facendo notorio a tutta la corte la sua freddezza e irresoluzione, lo rendevano appresso alla maggiore parte degli uomini disprezzabile e quasi ridicolo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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