Il quale finalmente, dopo molte contenzioni avute sopra la Borgogna, non potendo altrimenti sperare da Cesare la liberazione, offeriva di restituirla con i contadi e pertinenze sue, e cedere alle ragioni che aveva sopra il regno di Napoli e sopra il ducato di Milano; e dare statichi, per l'osservanza delle promesse, due suoi figliuoli.
Grandissime dispute erano in su la elezione dell'una o dell'altra deliberazione. Il viceré, che aveva condotto in Spagna il re cristianissimo, e dategli tante speranze e procurato sí ardentemente la sua liberazione, faceva piú efficace instanza che mai; e l'autorità sua, almanco per fede e per benivolenza, era grande appresso a Cesare. Ma in contrario piú presto esclamava che disputava Mercurio da Gattinara, gran cancelliere; uomo, benché nato di vile condizione nel Piamonte, di molto credito ed esperienza, e il quale già piú anni sosteneva tutte le faccende importanti di quella corte. I quali essendo uno giorno ridotti in consiglio, presente Cesare, per determinare finalmente tutte le cose che si erano trattate tanti mesi, il gran cancelliere parlò cosí:
- Io ho bene sempre dubitato, invittissimo Cesare, che la nostra troppa cupidità, e lo averci proposto noi fini male misurati, non fusse causa che di vittoria tanto preclara e tanto grande noi non riportassimo alla fine né gloria né utilità; ma non credetti perciò già mai che l'avere vinto avesse a condurre in pericolo la reputazione e lo stato vostro, come io veggo che manifestamente si conduce: poi che si tratta di fare un accordo per il quale Italia tutta si disperi e il re di Francia si liberi, ma con sígravi condizioni che, se non per volontà almanco per necessità, ci resti maggiore inimico che prima.
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