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      Ma non meno pareva che crescesse l'occasione, per essere ridotti i popoli tutti in estrema disperazione. Conciossiaché, non mandando Cesare denari per pagare la sua gente, alla quale si dovevano già molte paghe, né vi essendo modo di provederne di altro luogo, avevano i capitani distribuito gli alloggiamenti della gente d'arme e de' cavalli per tutto il paese, gravandolo a contribuire, qual terra a questa compagnia quale a quell'altra; le quali erano necessitate ad accordare co' capitani e co' soldati questo peso con denari: il che si esercitava sí intollerabilmente che allora fusse costante fama, affermata da molti che avevano notizia delle cose di quello stato, che il ducato di Milano pagasse ciascuno dí a' soldati di Cesare ducati cinquemila, e si diceva che Antonio de Leva riscoteva per sé solo trenta ducati ciascuno giorno. La fanteria ancora, alloggiata in Milano e per l'altre terre, non solo voleva essere provista da' padroni delle case dove abitavano di tutto il vitto loro ma, riducendosi spesso molti fanti in una casa medesima, era il padrone di quella necessitato di provedere al vivere di tutti; e l'altre case, non avendo da dare loro gli alimenti, bisognava si componessino con denari: e toccavano talvolta a uno fante solo piú alloggiamenti, che, da uno in fuora che gli provedeva del vitto, gravava gli altri a pagargli denari.
      Questa condizione miserabile, ed esercitata con tanta crudeltà, aveva disperato gli animi di tutto il ducato e specialmente quegli del popolo di Milano, non assuefatto, innanzi alla entrata del marchese di Pescara in Milano, a essere gravato di alimenti o di contribuzione per gli alloggiamenti de' soldati; e il quale, essendo potente di numero e di armi, ancoraché non in quella frequenza che soleva essere innanzi alla peste, non poteva tollerare tanta insolenza e acerbissime esazioni: dalle quali per liberarsi, o almeno per moderarle in qualche parte, benché i milanesi avevano mandati a Cesare imbasciadori, erano stati espediti con parole generali ma senza alcuna provisione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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