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      La quale il decimosettimo dí di maggio dell'anno millecinquecentoventisei si conchiuse, in Cugnach, tra gli uomini del consiglio procuratori del re da una parte, e gli agenti del pontefice e de viniziani dall'altra, in questa sentenza: che tra il pontefice il re di Francia i viniziani e il duca di Milano (per il quale il pontefice e i viniziani promesseno la ratificazione) fusse perpetua lega e confederazione, a effetto di fare lasciare libero il ducato di Milano a Francesco Sforza e di ridurre in libertà i figliuoli del re: che a Cesare si intimasse la lega fatta, e fusse in facoltà sua di entrarvi in termine di tre mesi, restituendo i figliuoli al re, ricevuta per la liberazione loro una taglia onesta che avesse a essere dichiarata dal re di Inghilterra, e rilasciando anche il ducato di Milano interamente a Francesco Sforza, e gli altri stati di Italia nel grado che erano innanzi si cominciasse l'ultima guerra: che di presente, per la liberazione di Francesco Sforza assediato nel castello di Milano e per la ricuperazione di quello stato, si movesse la guerra con ottocento uomini d'arme settecento cavalli leggieri e ottomila fanti per la parte del pontefice, e per la parte de viniziani con ottocento uomini d'arme mille avalli leggieri e ottomila fanti, e del duca di Milano con quattrocento uomini d'arme trecento cavalli leggieri e quattromila fanti, come prima ne avesse la possibilità; e intratanto mettessino per lui i quattromila fanti il pontefice e i viniziani: il re di Francia mandasse subito in Italia cinquecento lance, e durante la guerra pagasse ogni mese al pontefice e a' viniziani quarantamila scudi, co' quali si conducessino fanti svizzeri: che il re rompesse subito la guerra a Cesare di là da i monti, da quella banda che piú gli paresse opportuno, con esercito almanco di dumila lance e di diecimila fanti e numero sufficiente d'artiglierie; armasse dodici galee sottili e i viniziani tredici a spese proprie; unisse il pontefice a queste le galee con le quali aveva condotto Andrea Doria; e che la spesa delle navi necessarie per detta armata fusse comune; con la quale armata si navigasse contro a Genova; e dipoi vinto o indebolito in Lombardia l'esercito cesareo si assaltasse potentemente per terra e per mare il reame di Napoli; del quale, quando si acquistasse, avesse a essere investito re chi paresse al pontefice, benché in uno capitolo separato si aggiugnesse che non potesse disporne senza consenso de' collegati, riservatogli nondimeno i censi antichi che soleva avere la sedia apostolica e uno stato per chi paresse a lui, di entrata di quarantamila ducati: che, acciò che il re di Francia avesse certezza che la vittoria che si ottenesse in Italia e l'acquisto del reame di Napoli faciliterebbe la liberazione de' figliuoli, che in tale caso, volendo Cesare infra quattro mesi dopo la perdita di quel reame entrare nella confederazione con le condizioni soprascritte, gli fusse restituito, ma non accettando questa fac


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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