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      oltà, avesse il re di Francia in perpetuo sopra il reame di Napoli uno censo di ducati settantacinquemila l'anno: non potesse il re di Francia, in tempo alcuno né per qualunque cagione, molestare Francesco Sforza nel ducato di Milano, anzi fusse obligato insieme con gli altri a difenderlo contro a ciascuno e a procurare quanto potesse che tra i svizzeri e lui si facesse nuova confederazione, ma avesse da lui censo annuo di quella quantità che paresse al pontefice e a' viniziani, non potendo però arbitrare manco di cinquantamila ducati l'anno: avesse Francesco Sforza a ricevere ad arbitrio del re moglie nobile di sangue franzese, e fusse obligato ad alimentare condecentemente Massimiliano Sforza suo fratello in luogo della pensione annua la quale riceveva dal re: fusse restituita al re la contea di Asti, e ricuperandosi Genova vi avesse quella superiorità che vi soleva avere per il passato; e che volendo Antoniotto Adorno, che allora ne era doge, accordarsi con la lega, fusse accettato, ma riconoscendo il re di Francia per superiore, nel modo che pochi anni innanzi aveva fatto Ottaviano Fregoso: che da tutti i collegati fusse richiesta a Cesare la restituzione de' figliuoli regi, e ricusando farlo gli fusse dinunziato, in nome di tutti, che i confederati non pretermetterebbeno cosa alcuna per conseguirla; e che finita la guerra di Italia, o almanco preso il regno di Napoli, e indebolito talmente lo esercito cesareo che e' non fusse da temerne, fussino obligati aiutare il re di Francia di là da' monti contro a Cesare, con mille uomini d'arme mille cinquecento cavalli leggieri e diecimila fanti, o di danari in luogo delle genti, a elezione del re: non potesse alcuno de' confederati senza consentimento degli altri convenire con Cesare; al quale fusse permesso, in caso entrasse nella confederazione, andare a Roma per la corona imperiale, con numero di gente non formidabile, da dichiararsi dal pontefice e da' viniziani: che morendo eziandio alcuno de' collegati la lega restasse ferma, e che il re di Inghilterra ne fusse protettore e conservatore, con facoltà di entrarvi; ed entrandovi si desse a lui nel regno di Napoli uno stato di entrata annua di ducati trentacinquemila, e uno di diecimila, o nel regno medesimo o in altra parte d'Italia, al cardinale eboracense.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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