I quali accelerorono di fare cessare con queste condizioni il tumulto innanzi che i fanti spagnuoli entrassino dentro, dubitando che, se entravano mentre che l'una e l'altra parte era in su l'armi, non fusse in potestà loro di raffrenare l'impeto militare che la non andasse a sacco: dalla quale cosa aveano l'animo alieno, e per timore che lo esercito arricchito di sí grossa preda non si dissolvesse o diminuisse notabilmente, come perché, considerando la carestia de' danari e l'altre difficoltà che arebbeno nella guerra, giudicavano essere piú utile conservare quella città, per potervi lungamente dentro pascere lo esercito, che consumare in uno giorno tutto il nervo e lo spirito che aveva.
Lib.17, cap.5
Acquisto di Lodi da parte dei collegati. Importanza di tale acquisto; attesa degli svizzeri e spostamenti dell'esercito veneto-pontificio; dispareri fra i capi dell'esercito. Arrivo di soldati svizzeri all'esercito dei collegati; deliberazione di accostarsi a Milano per gli aiuti al castello.
Pareva adunque che le cose della lega non procedessino con quella prosperità che gli uomini si avevano promesso da principio, essendosi già trovate tante difficoltà nella venuta de' svizzeri e mancato il fondamento del popolo di Milano. Ma nuovo accidente che sopravenne gli rendé la riputazione e la facilità del vincere molto maggiore e piú manifesta che prima. Eransi, in tanta mala contentezza anzi nella estrema disperazione del ducato di Milano, tenute, già qualche mese, per mezzo di varie persone, diverse pratiche di novità quasi in ogni città di quello stato; ma riuscendo l'altre vane, ne ebbe effetto una, tenuta dal duca d'Urbino e dal proveditore viniziano, nella città di Lodi, con Lodovico Vistarino gentiluomo di quella città. Il quale, movendosi o per essere stato antico servidore della casa Sforzesca o dalla compassione della sua patria, trattata da Fabbrizio Maramaus, colonnello di mille cinquecento (il Capella dice di settecento) fanti napoletani, con la medesima asperità che dagli spagnuoli e da i tedeschi era trattato Milano, deliberò di mettere dentro le genti de' viniziani, non ostante che (secondo scrive il Capella) fusse soldato degli imperiali: ma egli affermava, e il duca di Urbino lo confermava, che aveva prima dimandato e ottenuto licenza, sotto escusazione di non potere piú intrattenere senza danari i fanti a' quali era preposto.
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