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      L'ordine della cosa fu stabilito in questo modo: che la notte de' ventiquattro di giugno, Malatesta Baglione, con tre o quattromila fanti de' viniziani, si accostasse, quasi in sul fare del dí, alle mura, dalla banda di certo bastione, per essere messo dentro dal Vistarino. Il quale poco [innanzi], accostatosi con due compagni a quello bastione il quale guardavano sei fanti, come per rivedergli, e seguitato da alcuni i quali aveva occultati in certe case vicine, occupò il bastione, ammazzate (secondo scrive il Capella) con tanta prestezza le guardie che non fu sentito strepito alcuno; perché, se bene aveva dato prima il nome secondo il costume militare, essi sospettando erano venuti seco all'armi: né fu senza pericolo, essendo concorsi alcuni allo strepito, di non riperdere il bastione, perché cominciorno a combattere; nella quale quistione Lodovico fu ferito. Ma essendo già ridotto all'ultima necessità, arrivò Malatesta con le genti; le quali salite in sul bastione medesimo con le scale entrorono nella terra: donde Fabrizio Maramaus, il quale, sentito lo strepito, veniva verso le mura con una parte de' suoi fanti, fu costretto a ritirarsi nella rocca. La terra fu vinta; e la piú parte de' suoi fanti, che erano alloggiati separatamente per la città, svaligiati e fatti prigioni. Nella quale arrivò non molto poi, con una parte delle genti, il duca di Urbino; il quale essendo, per approssimarsi piú, il dí precedente andato ad alloggiare a Orago in sul fiume dell'Oglio, e passatolo per ponte fatto a tempo la notte medesima, come intese l'entrata di Malatesta passò per ponte simile il fiume dell'Adda, e posto in Lodi maggiore presidio perché si difendesse se per la rocca entrava soccorso, ritornò subito all'esercito: ma non perciò vi andò, secondo riferiva Pietro da Pesero, senza qualche titubazione e perplessità. Ma venuto l'avviso a Milano, il marchese del Guasto con alcuni cavalli leggieri e con tremila fanti spagnuoli, co' quali era Giovanni d'Urbina, si spinse a Lodi senza tardare; e messa la fanteria senza ostacolo per la porta del soccorso nella rocca, situata in modo che si poteva entrarvi per una via coperta naturale, senza pericolo di essere battuto o offeso, da i fianchi della città (essendo già, come io credo, statovi e partito il duca di Urbino), dalla rocca entrò subito nella città, e si condusse insino in sulla piazza; in sulla quale la gente menata da Malatesta e il rinfrescamento che era venuto poi aveva fatto la sua testa, poste in guardia molte case e la strada che andava alla porta donde erano entrati, per potersene uscire salvi se gli imperiali gli soprafacessino.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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