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      Ma si variò poco poi non solo la speranza ma tutto lo stato della cosa. Perché essendo, quasi in su il principio della notte, usciti fuora alcuni fanti spagnuoli ad assaltare l'artiglieria, furno rimessi dentro da' fanti italiani che erano a guardia di quella: ancora che il duca d'Urbino dicesse che erano stati messi in disordine. Il quale, passate già poche ore della notte, trovandosi ingannato dalla speranza conceputa che alle porte e a' ripari de' borghi gli fusse stata fatta resistenza, e ritornandogli in considerazione il timore che prima aveva della fanteria degli inimici, fece precipitosamente deliberazione di discostarsi con lo esercito; e cominciatala subito a mettere in esecuzione col dare principio a fare partire l'artiglierie e le munizioni, e comandato alle genti viniziane che si ordinassino per partirsi, mandò per il proveditore a significare al luogotenente e ai capitani ecclesiastici la deliberazione che aveva fatta; confortandogli a fare anche essi, senza dilazione, il medesimo. Alla quale voce, come di cosa non solo nuova ma contraria alla espettazione di ciascuno, confusi e quasi attoniti, andorono a trovarlo, per intendere piú particolarmente i suoi pensieri e fare pruova di indurlo a non si partire. Il quale, con parole molto determinate e risolute, si lamentò che contro al parere suo, solamente per sodisfare ad altri, si fusse tanto accostato a Milano, ma che era piú prudenza ricorreggere l'errore fatto che perseverarvi dentro; conoscere che, per non essere stato per la brevità del tempo alloggiato il dí dinanzi ordinatamente, e per la viltà de' fanti italiani dimostratasi la sera medesima allo assalto delle artiglierie, che il dimorare l'esercito quivi insino alla luce prossima sarebbe la distruzione non solo della impresa ma di tutto lo stato della lega; perché era sí certo vi sarebbeno rotti che, non ci avendo una minima dubitazione, non voleva disputarla con alcuno; con ciò sia che gl'imperiali avevano la sera medesima piantato uno sagro tra porta Romana e porta Tosa, che batteva per fianco lo alloggiamento pericolosissimo de' fanti de' viniziani, e che la notte medesima ne pianterebbono degli altri, e come fusse il giorno, fatto dare all'arme, e necessitato l'esercito a mettersi in ordinanza, lo batterebbeno per fianco, e cosí disordinatolo, usciti fuora ad assaltarlo, lo romperebbeno con grandissima facilità: dolergli che la brevità del tempo, e lo essere nell'esercito suo molto maggiori impedimenti di artiglierie e di munizioni che nello esercito ecclesiastico, l'avesse costretto a cominciare prima a levarsi che a comunicarlo con loro; ma ne' partiti che si pigliano per necessità essere superfluo il fare escusazione: avere fatto maggiore esperienza che avesse fatto mai capitano alcuno, essendosi messo di cammino a dare lo assalto a Milano; bisognare ora usare la prudenza, né disperare, per la ritirata, della vittoria della impresa: essersi Prospero Colonna, e con forse manco giuste cagioni, levato da Parma già mezza presa; e nondimeno avere poco poi gloriosamente acquistato tutto il ducato di Milano: confortare gli ecclesiastici a seguitare la sua deliberazione, né differire il levarsi; perché replicava loro di nuovo che, trovandogli il sole in quello alloggiamento, resterebbeno rotti senza rimedio; e che però ciascuno ritornasse allo alloggiamento di San Martino.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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