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      Perché avendo, quando condusse Andrea Doria, sotto colore di assicurare i mari di Roma dalle fuste de' mori, dalle quali era impedita non mediocremente l'abbondanza della città, augumentati per sostentare quella spesa certi dazi, i macellari, essendo renitenti a pagargli, si erano tumultuosamente congregati all'abitazione del duca di Sessa, che ancora non era partito da Roma; alla quale concorseno armati quasi tutti gli spagnuoli che abitavano in Roma: benché questo tumulto facilmente si quietasse.
      Ma alla impresa [del] mutare lo stato di Siena era stato ambiguo il pontefice, essendo vari i consigli di quegli che gli erano appresso. Perché alcuni, confidandosi nel numero grande de' fuorusciti e nella confusione del governo popolare, gli persuadevano fusse molto facile il mutarlo, ricordando di quanta importanza fusse in questo tempo l'assicurarsene, perché, in ogni disfavore che sopravenisse, il ricetto che vi potessino avere gli inimici sarebbe molto pericoloso alle cose di Roma e di Firenze; altri affermavano essere consiglio piú prudente dirizzare le forze in uno luogo solo che implicarsi in tante imprese, con piccola anzi quasi niuna diversificazione degli effetti, perché alla fine quegli che rimanessino superiori in Lombardia rimarrebbono superiori per tutto; né doversi tanto confidare delle forze o del seguito de' fuorusciti (le speranze de' quali riuscivano quasi sempre vanissime) che la mutazione di quello stato si tentasse senza potenti provisioni, le quali gli era difficile il fare, sí per la grandezza della spesa come perché aveva mandati tutti i suoi capitani principali alla guerra di Lombardia: le quali ragioni sarebbeno forse prevalute appresso a lui se quegli che reggevano in Siena fussino proceduti con quella moderazione la quale, nelle cose che importano poco, debbono usare i minori verso i maggiori, avendo piú rispetto alla necessità che alla giusta indegnazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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