Donde era sopramodo miserabile la faccia di quella città, miserabile l'aspetto degli uomini ridotti in somma mestizia e spavento: cosa da muovere estrema commiserazione, ed esempio incredibile della mutazione della fortuna a quegli che l'avevano veduta pochi anni innanzi pienissima di abitatori, e per la richezza de' cittadini, per il numero infinito delle botteghe ed esercizi, per l'abbondanza e delicatezza di tutte le cose appartenenti al vitto umano, per le superbe pompe e suntuosissimi ornamenti cosí delle donne come degli uomini, per la natura degli abitatori inclinati alle feste e a' piaceri, non solo piena di gaudio e di letizia ma floridissima e felicissima sopra tutte l'altre città di Italia; e ora si vedeva restata quasi senza abitatori, per il danno gravissimo che vi aveva fatto la peste, e per quegli che si erano fuggiti e continuamente si fuggivano; gli uomini e le donne con vestimenti inculti e poverissimi, non piú vestigio o segno alcuno di botteghe o di esercizi per mezzo de' quali soleva trapassare grandissima ricchezza in quella città, e l'allegrezza e ardire degli uomini convertito tutto in sommo dolore e timore.
Confortògli nondimeno alquanto la venuta del duca di Borbone, persuadendosi che, poi che secondo era fama aveva portato provisione di denari e che per la ritirata dello esercito de' collegati parevano alquanto diminuite le necessità e i pericoli, avessi anche in parte a mitigarsi tante gravezze e acerbità; e molto piú sperorono che il duca, al quale era publicato essere dato da Cesare il ducato di Milano, avesse, per benefizio suo e per conservarsi per interesse proprio piú intere l'entrate e le condizioni della città, a provedere che e' non fussino piú cosí miserabilmente lacerati.
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