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      Allora da Prospero Colonna dal marchese di Pescara dagli altri capitani, insino da Cesare medesimo, era magnificata la nostra fede, esaltata insino al cielo la nostra costanza. Delle quali cose chi è migliore e piú certo testimonio che voi che, presente nella guerra dello ammiraglio, vedesti, lodasti, anzi spesso vi maravigliasti di tanta fedeltà, di tanto ardente disposizione? Ma cessi in tutto la memoria di queste cose, non si compensino i demeriti co' benemeriti. Considerinsi le azioni presenti: non recusiamo pena alcuna se nel popolo di Milano apparisce vestigio di malo animo contro a Cesare. Amava certamente il popolo di Milano grandemente Francesco Sforza come principe stato dato da Cesare, come quello del quale il padre l'avolo il fratello erano stati nostri signori, e per l'espettazione che s'aveva della sua virtú; e per queste cagioni ci fu molestissimo lo spoglio suo, fatto subitamente senza conoscere la causa, non essendo noi certificati che avesse macchinato contro a Cesare, anzi affermandosi, per lui e per molti altri, essere stata piú presto cupidità di chi allora governava l'esercito che commissione cesarea: e nondimeno la città tutta giurò in nome di Cesare, sottoponendosi alla ubbidienza de' capitani. Questa è stata la deliberazione della città di Milano, questo il consentimento publico, questo il consiglio, e specialmente della nobiltà; la quale che ragione, che giustizia, che esempio consente che abbia a essere per i delitti particolari con tanta atrocità lacerata?


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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