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      ri e a' parenti la natività de' figliuoli e degli altri congiunti cari. -
      Seguitorono queste parole miserabili le lamentazioni e i pianti di tutti gli altri. A' quali il duca rispose con grandissima mansuetudine, dimostrando avere sommo dispiacere delle loro infelicità né minore desiderio di sollevare e beneficare quella città e tutto il ducato di Milano; scusando che quello che si faceva non solo era contro alla volontà di Cesare ma ancora contro alla intenzione di tutti i capitani, e che la necessità, per non avere avuto modo a pagare i soldati, gli aveva indotti piú presto a consentire questo che ad abbandonare Milano, o mettere in pericolo la salute dello esercito, e tutto lo stato che aveva Cesare in Italia in preda degli inimici. Avere portato seco qualche provisione di denari, ma non tanta che bastasse, per l'essere creditori di molte paghe; nondimeno, che se la città di Milano gli provedesse di trentamila ducati per la paga di uno mese, che condurrebbe l'esercito ad alloggiare fuora di Milano: affermando che, se bene sapeva che altre volte fussino stati ingannati di simili promesse, potrebbeno starne sicurissimi alla parola e alla fede sua; e aggiugnendo, pregare Dio che se mancasse loro gli fusse levato il capo dal primo colpo dell'artiglieria degli inimici. La quale somma, benché alla città tanto esausta fusse gravissima, nondimeno trapassando tutte l'altre calamità la miseria dello alloggiare i soldati, accettata la condizione proposta, cominciorono con quanta piú prestezza potettono a provedergli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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