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      Ma benché una parte de' soldati, ricevuti i danari secondo che si pagavano, fusse mandata ad alloggiare ne' borghi di porta Romana e di porta Tosa, per guardare i ripari e attendere a fortificargli (come anche si lavorava alla trincea di verso il giardino, nel luogo nel quale fu fatta da Prospero Colonna), nondimeno ritenevano, non meno che quegli che erano restati dentro, i medesimi alloggiamenti e continuavano nelle medesime acerbità; o non tenendo conto Borbone della sua promessa o non potendo, come si crede, resistere alla volontà e alla insolenza de' soldati, fomentati anche da alcuni de' capitani, che volentieri, o per ambizione o per odio, difficultavano i suoi consigli. Della quale speranza privato il popolo di Milano, non avendo piú né dove sperare né dove ricorrere, cadde in tanta disperazione che è cosa certissima alcuni, per finire tante acerbità e tanti supplizi morendo, poiché vivendo non potevano, si gittorono da luoghi alti nelle strade, alcuni miserabilmente si sospeseno da se stessi: non bastando però questo a mitigare la rapacità e la fiera immanità de' soldati.
      Erano in questo tempo molto miserabili le condizioni del paese, lacerato con grandissima empietà dai soldati de' collegati; i quali, aspettati prima con grandissima letizia da tutti gli abitatori, aveano per le rapine ed estorsioni loro convertita la benivolenza in sommo odio: corruttela generale della milizia del nostro tempo, la quale, preso esempio dagli spaguoli, lacera e distrugge non manco gli amici che gli inimici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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