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      Erano due trincee lontane due tiri di mano dal castello, e tra l'una e l'altra uno riparo di altezza circa quattro braccia: il quale riparo, cosí come faceva guardia contro al castello, dava sicurtà a chi dal canto di fuora avesse assaltato le trincee. I quali usciti del castello, andati a Marignano dove era l'esercito, e fatto fede della estremità grande in che si trovavano gli assediati e della debolezza delle trincee, poiché insino alle donne e fanciulli le avevano passate, costrinseno i capitani a ritornare per fare pruova di soccorrerlo; consentendo il duca di Urbino, per non ricevere in sé solo questa infamia, di escusazione non tanto facile quanto prima, perché, essendo nello esercito piú di cinquemila svizzeri, non militava piú la causa principale che aveva allegata, di essere pericoloso l'accostarsi senza altri fanti [che] italiani a Milano. Perciò fu determinato nel consiglio, unitamente, che lo esercito non piú da altra parte ma dirittamente si accostasse al castello e che, preso, le chiese di San Gregorio e di Santo Angelo vicine a' rifossi, alloggiasse sotto Milano. Con la quale deliberazione partiti da Marignano si condusseno in quattro dí, per cammino difficile a camminare per la fortezza delle fosse e degli argini, il vigesimo secondo dí di luglio tra la badia di Casaretto e il fiume del Lambro, in luogo detto volgarmente l'Ambra; nel quale luogo il duca, variando quel che prima era stato deliberato nel consiglio, volle che si facesse l'alloggiamento, ponendo la fronte dello esercito alla badia a Casaretto vicina manco di due miglia a Milano, col fiume del Lambro alle spalle, e distendendosi da mano destra insino al navilio, dalla sinistra insino al ponte: in modo che si poteva dire alloggiato tra porta Renza e porta Tosa, perché teneva poco di porta Nuova e, per questi rispetti e per la natura del paese, alloggiamento molto forte.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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