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      Ma quanto al modo del procedere in futuro nella guerra, si deliberò che l'esercito non si rimovesse di quello alloggiamento insino a tanto venissino i svizzeri i quali si soldavano col nome e per mezzo del re di Francia; alla venuta de' quali affermava il duca essere necessario fare due alloggiamenti da due bande diverse intorno a Milano, non per assaltare né per tentare di sforzarlo ma per farlo cadere per mancamento delle vettovaglie, il che diceva confidare potere succedere in termine di tre mesi: ribattendo sempre caldamente l'opinione di quegli che consigliavano che, fatti che fussino questi alloggiamenti, si tentasse di espugnare quella città; perché, essendo la lega potentissima di danari e avendone gli imperiali grandissima difficoltà, tutte le ragioni promettevano la vittoria della impresa, nessuna fare timore del contrario se non il desiderio di accelerarla, perché col tempo e con la pazienza consumandosi gli avversari non poteva mancare che le cose non si conducessino a felice fine. Ed essendogli qualche volta risposto, il discorso essere verissimo ogni volta che si potesse stare sicuro che di Germania non venisse soccorso di nuovi fanti (il quale quando venisse, tale che gli imperiali potessino uscire alla campagna, non si potere negare che le cose restassino totalmente sottoposte allo arbitrio della fortuna), replicava, in quello caso promettersi la vittoria non manco certa, perché conoscendo la caldezza di Borbone giudicava che ogni volta che e' si reputasse pari di forze allo esercito de' confederati si spignerebbe tanto innanzi che e' darebbe a loro occasione di avere con facilità qualche prospero successo che accelererebbe la vittoria.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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