Procedeva anche il re freddamente a preparare l'armata marittima, e, quel che manifestava piú l'animo suo, tardavano molto a passare i monti le cinquecento lancie le quali era obligato a mandare in Italia. E benché si allegasse procedere questa tardità o dalla negligenza de' franzesi o dalla impotenza de' danari e dal credito perduto negli anni prossimi co' mercatanti di Lione, o dallo essere le genti d'arme in grandissimo disordine per il danno ricevuto nella giornata di Pavia, e perché da poi avevano avuto niuno o pochissimi denari, in modo che, avendosi a rimettere quasi del tutto in ordine, non potevano espedirsi senza lunghezza di tempo, nondimeno chi considerava piú intrinsecamente i progressi delle cose cominciava a dubitare che il re avesse piú cara la lunghezza della guerra che la celerità della vittoria, dubitando (com'è piccola la fede e confidenza che è tra' príncipi) che gli italiani, ricuperato che avessino il ducato di Milano, tenendo piccolo conto degli interessi suoi, o non facessino senza lui concordia con Cesare o veramente fussino negligenti a travagliarlo in modo che avesse a restituirgli i figliuoli. Accresceva la sospensione del pontefice che il re di Inghilterra, ricercato di entrare nella confederazione, della quale era stato confortatore, non corrispondendo alle persuasioni e promesse che aveva fatto prima, dimandava, piú presto per interporre dilazione che per altra cagione, che i confederati si obligassino a pagargli i danari dovutogli da Cesare, e che lo stato e l'entrata promessagli nel regno di Napoli si trasferisse nel ducato di Milano.
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