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      Lavoravasi ancora uno fosso fuora del castello verso il muro della terra, per andare a trovare il bastione di verso la muraglia rovinata; e dalla porta di Santo Luca insino alla muraglia medesima si lavorava un altra trincea, né si cessava di battere con l'artiglierie piantate nel castello i ripari degli inimici; i quali per la malignità del terreno, che era terra molto trita, erano passati facilmente da quelle: non stando anco oziosi quegli di dentro, perché, per diffidenza di potere tenere lungamente le loro trincee e cavalieri, lavoravano uno fosso verso le case della città; e nondimeno uscivano spesso fuora con molto vigore, assaltando i lavori. E la notte venendo i sette, assaltorno le trincee che si lavoravano dalla banda del castello, da tre parti: dove trovato i fanti che le guardavano quasi tutti a dormire ne ammazzorono piú di cento e parecchi capitani, e si condussero insino al rivellino del castello. E nondimeno le cose loro continuamente si strignevano. Perché fattosi il duca d'Urbino la via con le trincee insino a' ripari loro, che separavano il castello dalla città, assaltandogli dipoi con qualche scoppiettiere e con qualche buono soldato coperto con gli scudi, faceva loro grande danno; e l'artiglieria anche, dalle torri del castello, faceva il medesimo. Però gli imperiali abbruciorono il loro riparo che si faceva di contro al cavaliere, perché non fusse parapetto a quelli di fuora; ed essendosi, a' diciannove, sboccate due trincee nelle fosse loro, si ritiravano con altre trincee: delle quali il duca d'Urbino teneva poco conto, perché per la brevità del tempo non potevano essere bene fortificate e perché, ritirandosi piú al largo, era necessaria a difenderle maggiore guardia; e nondimeno dalla banda del campo, se bene le opere fussino finite, si procedeva con qualche lentezza, essendo necessario riordinare e rinnovare i fanti de' viniziani, stati molto tempo senza danari e però diminuiti molto di numero, sopravenendo sempre nelle cose de' collegati disordine sopra disordine.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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