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      A che mentre si attendeva uscivano spesso la notte a tentare le trincee, ma indarno, perché l'esperienza della percossa ricevuta aveva insegnato agli altri. Ma ricondotti i fanti a bastanza, cominciò il duca di Urbino, a' ventidue, a battere a una torre a canto alla batteria di Federigo; dove avendo battuto pochissimi colpi, conoscendo gli inimici essere ridotti in termine che non potevano ricusare di accordarsi, mandò dentro uno trombetto a ricercare la città, col quale usciti fuora uno capitano tedesco uno capitano spagnuolo e Guido Vaina, il dí seguente fu fatta capitolazione: che, non avendo soccorso per tutto il mese, avessino a lasciare Cremona, e che a' tedeschi fusse permesso andarsene in Germania, agli spagnuoli nel regno di Napoli, promettendo non andare fra quattro mesi alla difesa dello stato di Milano; lasciassino tutte le artiglierie e munizioni, e partissinsi con le bandiere serrate senza sonare tamburi o trombe, eccetto che nel levarsi.
     
      Lib.17, cap.12
     
      Risultato delle pratiche del pontefice coi re di Francia e d'Inghilterra. Grigioni al servizio dei collegati. Tiepide azioni di guerra fra gli avversari in Lombardia. Gravezze dei fiorentini e molestie dei senesi.
     
      Aveva in questo mezzo il re di Francia, alla corte del quale si fermò, pochi dí poi, come legato, il cardinale de' Salviati, partitosi di Spagna con licenza di Cesare, risposto alle richieste fattegli in nome del pontefice, escusandosi se le opere non sarebbono eguali alla volontà, per essere molto esausto di danari; ma nondimeno, se gli concedeva facoltà di riscuotere una decima dell'entrate beneficiali per tutto il regno, lo sovverrebbe, con una parte de' danari che se ne riscotessino, di ventimila ducati il mese, e che concorrerebbe alla guerra di Napoli: cosa che ebbe molta dilazione, perché il pontefice, allegando la degnità della sedia apostolica, recusava di concederla.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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