Corrispose adunque l'evento alla temerità e imprudenza: fu rotto l'esercito raccolto di tutta la nobiltà e uomini valorosi di Ungheria, commessa di loro grandissima uccisione, morto il re medesimo e molti de' principali prelati e baroni del regno. Per la quale vittoria tenendosi per certo che il turco avesse a stabilire per sé tutto il regno di Ungheria con grandissimo pregiudizio di tutta la cristianità, della quale quello reame era stato moltissimi anni lo scudo e lo antemurale, si commosse il pontefice maravigliosamente: come negli animi già perturbati e afflitti fanno maggiore impressione i nuovi dispiaceri che non fanno negli animi vacui dalle altre passioni. Però, rivolgendo nella mente sua nuovi pensieri, e dimostrando ne' gesti nelle parole e nella effigie del volto smisurato dolore, chiamati i cardinali in concistorio, si lamentò efficacissimamente con loro di tanto danno e ignominia della republica cristiana; alla quale non era mancato egli di provedere, sí col confortare e supplicare assiduamente i príncipi cristiani della pace sí col soccorrere in tanti altri gravi bisogni suoi quel regno di non piccola quantità di denari. Essere stata, per la difesa di quel regno e per il pericolo del resto de' cristiani, molto incomoda e importuna la guerra presente, e averlo egli detto e conosciuto insino da principio; ma la necessità averlo indotto (poiché vedeva essere sprezzate tutte le condizioni oneste della quiete e sicurtà della sedia apostolica e di Italia) a pigliare l'armi, contro a quello che sempre era stata sua intenzione: perché e la neutralità usata per lui innanzi a questa necessità, e le condizioni della lega che aveva fatta, risguardanti tutte al benefizio comune, dimostrare a bastanza non lo avere mosso alcuna considerazione degli interessi propri e particolari suoi e della sua casa.
| |
Ungheria Ungheria Italia
|