Perché i Colonnesi, cominciando a eseguire la perfidia disegnata, avevano mandato Cesare Filettino seguace loro con dumila fanti ad Anagnia, dove per il pontefice erano dugento fanti pagati; con dimostrazione, per occultare i loro pensieri, di volere pigliare quella terra. Ma avendo in fatto altro animo, occupati tutti i passi, e fatto estrema diligenza che a Roma non venissino altri avvisi de' progressi loro, raccolte le genti mandate intorno ad Anagnia, e con quelle e con l'altre loro, che erano in tutto circa ottocento cavalli e tremila fanti, ma quasi tutte genti comandate, camminando con grande celerità, né si presentendo in Roma cosa alcuna della venuta loro, arrivativi la notte che precedeva il dí vigesimo di settembre, preseno improvisamente tre porte di Roma; ed entrati per quella di San Giovanni Laterano, essendovi in persona non solo Ascanio e don Ugo di Moncada, perché il duca di Sessa era morto molti giorni innanzi a Marino, ma ancora Vespasiano, stato mezzano della concordia e interpositore, per sé e tutti gli altri, della sua fede, e il cardinale Pompeio Colonna, traportato tanto dalla ambizione e dal furore che avesse cospirato nella morte violenta del pontefice, disegnando anche, come fu comune e costante opinione, costretti con la violenza e con l'armi i cardinali a eleggerlo, occupare con le mani sanguinose e con l'operazioni scelerate e sacrileghe la sedia vacante del pontefice. Il quale, intesa che già era giorno la venuta loro, che già erano raccolti intorno a San Cosimo e Damiano, pieno di terrore e di confusione, cercava, vanamente, di provedere a questo tumulto; perché né aveva forze proprie da difendersi, né il popolo di Roma, parte lieto de' suoi sinistri parte giudicando non attenere a sé il danno publico, faceva segno di muoversi.
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