La quale, congiunta agli avvisi che si avevano dello essere in procinto di partirsi del porto di Cartagenia l'armata di Spagna, costrinseno il pontefice, stimolatone molto da' collegati e dai consiglieri suoi medesimi, a pensare a fare qualche composizione (da che sempre era stato alienissimo) col duca di Ferrara; non tanto per assicurarsi de' movimenti suoi quanto per trarne somma grande di denari, e per indurlo a cavalcare nello esercito come capitano generale di tutta la lega. Sopra che avendo praticato molte volte con Matteo Casella faventino, oratore del duca appresso a lui, e parendogli trovarne desiderio nel duca, commesse al luogotenente suo che era a Parma che andasse a Ferrara, dandogli, in dimostrazione uno breve di mandato amplissimo ma ristrignendo la commissione, a consentire di reintegrare il duca di Modena e di Reggio, col ricevere da lui in brevi tempi dugentomila ducati, obligarlo a scoprirsi e cavalcare come capitano della lega, e che il figliuolo suo primogenito pigliasse per moglie Caterina figliuola di Lorenzo de' Medici; trattandosi anche se vi fusse modo di dare con dote equivalente una figliuola del duca per moglie a Ippolito de' Medici, figliuolo già di Giuliano; e con molte altre condizioni: le quali non solo erano per se stesse quasi inestricabili, per la brevità del tempo, ma ancora il pontefice, che non ci conscendeva se non per ultima necessità, aveva commesso che non si facesse, senza suo nuovo avviso e commissione, la intera conclusione. La quale commissione allargò pochi dí poi, cosí nelle condizioni come nella facoltà del conchiudere, perché ebbe avviso che il viceré di Napoli era con trentadue navi arrivato nel golfo di San Firenze in Corsica, con trecento cavalli dumila cinquecento fanti tedeschi e tre in quattromila fanti spagnuoli.
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