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      Deliberossi adunque di assaltare il regno di Napoli con lo esercito per terra, e che per mare andasse l'armata con Valdemonte che levasse dumila fanti; ma Renzo, secondo la deliberazione del quale si spendevano i danari del re di Francia, deliberò, contro alla volontà del pontefice (al quale pareva che tutte le forze si volgessino in uno luogo medesimo) di fare seimila fanti per entrare nello Abruzzi, sperando che per mezzo de' figlioli del conte di Montorio, mandativi con tremila fanti, si occupasse l'Aquila facilmente: il che subito succedette, fuggendosene Ascanio Colonna, come intese si approssimavano.
      Cominciorono con speranza grande i princìpi di questa impresa: perché se bene il viceré, messa guardia ne' luoghi vicini, attendesse a riordinarsi quanto poteva, nondimeno, essendosi resoluta una parte delle sue genti, un'altra distribuita per necessità alla custodia delle terre, si credeva che resterebbe impegnato a resistere allo esercito terrestre; e però, che Renzo nello Abruzzi e l'armata della Chiesa e de' viniziani, che erano ventidue galee, non arebbeno contrasto, portando massime tremila fanti di sopracollo, e andandovi Orazio con dumila fanti e la persona di Valdemonte, al quale il pontefice aveva dato titolo di suo luogotenente. Ma le cose procedevano con maggiore tardità, perché l'esercito ecclesiastico non si era ancora il duodecimo dì di febbraio discostato da Frusolone, aspettando da Roma l'artiglieria grossa e che Renzo entrasse nello Abruzzi e che arrivasse l'armata; e aveva anche dato qualche impedimento e fatto perdere tempo, che i fanti di Frusolone, ammutinati, volsono la paga, come guadagnata per la vittoria.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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