Abbandonorno nondimeno, a' diciotto dì, le genti del viceré Cesano e altri castelli circostanti, e si ritirorno a Cepperano; per la ritirata de' quali l'esercito ecclesiastico, il quale già cominciava a patire di vettovaglie, passò San Germano; e il viceré, temendo della somma delle cose, si ritirò a Gaeta e don Ugo a Napoli. E nondimeno il pontefice, per la necessità de' danari e temendo della venuta innanzi del duca di Borbone, all'esercito del quale non vedeva pronta la resistenza de' collegati, continuando nella medesima inclinazione della concordia con Cesare, aveva procurato che maestro Rossello in nome del suo re andasse al viceré: da che nacque che Cesare Fieramosca ritornò a Roma il vigesimo primo dì di febbraio; donde, esposte le sue commissioni, si partì il dì seguente, lasciato l'animo del pontefice confusissimo e pieno di irresoluzione. Al quale, perché non precipitasse all'accordo, i viniziani, al principio di marzo, offersono di numerargli fra quindici dì quindicimila ducati, quindicimila altri fra altri quindici dì, ottenuto da lui il giubileo per il loro dominio. Ma l'armata marittima del papa e de' viniziani, la quale, soprastata con grave danno per aspettare l'armata franzese, si era il vigesimo terzo di febbraio ritirata, per i venti, all'isola di Ponzo, fattasi poi innanzi saccheggiò Mola di Gaeta; dipoi, a' quattro dì di marzo, messi fanti in terra a Pozzuolo e trovatolo bene provisto, si rimesse in mare. Dipoi, spintasi innanzi e posto in terra presso a Napoli, per la riviera di Castello a mare di Stabbia, dove era Diomede Caraffa con cinquecento fanti, combattutolo il terzo dì di marzo per via del monte, lo sforzò e saccheggiò, e il dì seguente la fortezza si arrendé. Sforzò, il decimo dì, la Torre del Greco e Surrente; e molte altre terre di quella costa si detteno poi a patti.
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