Aveva promesso di pagare al pontefice, oltre alla contribuzione ordinaria, ventimila ducati ciascuno mese, perché rompesse la guerra al reame di Napoli; ed essendo dipoi succeduta la tregua fatta per lo insulto di don Ugo e de' Colonnesi, confortandolo a non osservare la tregua, gli aveva riconfermato la medesima promessa, per servirsene o per la guerra di Napoli o per la difesa propria, e mandargli Renzo da Ceri, venuto appresso a lui per la difesa di Marsilia in grande estimazione: le quali cose, benché promesse insino al quinto dí di ottobre, si differirono tanto, per la tardità loro per i pericoli terrestri e per gli impedimenti del mare, che Renzo non prima che 'l quarto dí di gennaio arrivò a Roma senza danari, e dieci dí poi arrivorono ventimila ducati; de' quali avendone ritenuti Renzo quattromila per le spese fatte da sé e sua pensione, diecimila per la impresa dello Abruzzi, soli seimila ne pervennono nel pontefice: il quale sotto queste promesse aveva, quasi tre mesi innanzi, rotta la tregua. Promesse il re di pagargli per la concessione della decima, fra otto dí, scudi venticinquemila e trentacinquemila altri fra due mesi; ma di questi non ricevé mai il pontefice se non novemila portati da Robadanges. Partí dal re di Francia, il duodecimo dí di febbraio, Pagolo d'Arezzo; al quale, per dare maggiore animo alla guerra, promesse, oltre a tutti i predetti, ducati ventimila: i quali, mandati dietro a Langes non passorono mai Savona. Era obligato il re per i capitoli della confederazione a mandare dodici galee sottili; diceva averne mandate sedici, ma il piú del tempo tanto male provedute e senza uomini da porre in terra che non partivano da Savona: le quali se, nel principio che si roppe la guerra contro al reame di Napoli, si fussino congiunte subito con le galee del pontefice e de' viniziani, arebbono, secondo il giudicio comune, fatto grandissimi progressi.
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