Quel che ne fusse la cagione certo è che, dopo la venuta del Fieramosca, non cessavano di predare il bolognese come prima e fare tutte le dimostrazioni degli inimici; e nondimeno Borbone, il quale faceva fare le spianate verso Bologna, e il Fieramosca davano speranza al luogotenente che non ostante tutte le difficoltà l'esercito accetterebbe la tregua, affermando Borbone essere necessitato a fare le spianate per intrattenere l'esercito con la speranza del procedere innanzi, insino a tanto l'avesse ridotto al desiderio suo, il quale era di conservarsi amico del pontefice. E nondimeno, nel tempo medesimo, venivano, per ordine del duca di Ferrara, allo esercito provisioni di farine guastatori carri polvere e instrumenti simili; il quale si gloriò poi né i danari dati loro né tutti questi aiuti passare il valore di sessantamila ducati. E da altra parte, il duca di Urbino, simulando di temere che quello esercito, accettata la tregua, non si volgesse al Pulesine di Rovigo, ritirò le genti viniziane di là dal Po a Casale Maggiore.
Stettono cosí sospese le cose otto dí. Finalmente, o perché questa fusse stata sempre la intenzione del duca di Borbone o perché non fusse in potestà sua comandare all'esercito, scrisse Borbone al luogotenente che la necessità lo costrigneva, poiché non poteva ridurre alla volontà sua i soldati, di camminare innanzi; e cosí mettendo a esecuzione andò, il dí seguente che fu l'ultimo dí di marzo, ad alloggiare al ponte a Reno, con tanto ardore della fanteria che venendo nel campo uno uomo mandato dal viceré per sollecitare Borbone che accettasse la tregua sarebbe, se non si fusse fuggito, stato ammazzato dagli spagnuoli.
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