La quale dilazione fu causata dall'andata di Perugia, da essere stato alloggiato tre dí a' piedi di Orvieto, e fermatosi uno dí nello alloggiamento di Nepi. La venuta de' quali intendendosi dal pontefice, per lettere del luogotenente scrittegli da Viterbo, fu cagione che, essendo quasi conclusa la concordia tra gli imperiali e lui, recusò di sottoscrivere i capitoli, non tanto per la speranza che egli raccogliesse dalle lettere (le quali, benché scritte cautamente, gli accennavano quel che, discorrendo il passato, potesse sperare del futuro) quanto per fuggire la ignominia che alla sua o timidità o precipitazione si potesse attribuire il non essere stato soccorso.
Era ne' franzesi prontezza di soccorrere, e i viniziani con lettere calde augumentavano la medesima disposizione, avendone parlato ardentemente il principe nel consiglio de' pregati; però, non restando al duca altra scusa, volle che il dí seguente si facesse la mostra di tutti gli eserciti; sperando trovare il numero diminuito in modo che gli desse giusta cagione di ricusare il combattere: disegno che riuscí vano, perché nello esercito, ancora che molti se ne fussino partiti, erano restati piú di quindicimila fanti, e tutta la gente dispostissima maravigliosamente a combattere. Consultossi, fatto la mostra, quello che fusse da fare; ed essendo molti disposti che si andasse a fare lo alloggiamento alla Croce di Montemari (come con grande instanza ricercavano quegli del Castello), allegando che, per essere alloggiamento forte e lontano da Roma tre miglia né essere da temere che gli imperiali uscissino ad alloggiare fuora di Roma, lo stare quivi e il ritirarsi potersi fare senza pericolo, e da quello alloggiamento potersi meglio conoscere e meglio eseguire l'occasione di soccorrere il Castello.
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